Guida completa al trattamento di fine mandato dell'amministratore di SRL
Si fa un gran parlare del trattamento di fine mandato. Che cos'è?
Il trattamento di fine mandato è un istituto che serve per garantire all'amministratore di società una buona uscita: nel momento che smetterà di essere amministratore, godrà di un trattamento finale, così come i dipendenti godono di un trattamento di fine rapporto.
La caratteristica fondamentale del trattamento di fine mandato, così come del trattamento di fine rapporto, è il fatto che la deduzione dell'accantonamento annuale per il trattamento di fine mandato è deducibile per competenza. Ovvero tutti gli anni la società deve accantonare la quota relativa al trattamento che verrà poi corrisposta quando si interromperà poi il rapporto tra la società e l'amministratore.
Esiste quindi una differenza sulla deducibilità tra il compenso dell'amministratore e il trattamento di fine mandato dell'amministratore. Infatti il compenso è deducibile soltanto ed esclusivamente per cassa, cioè il compenso è deducibile soltanto se viene effettivamente pagato.
Il trattamento di fine mandato è deducibile per competenza, cioè anche se non viene pagato.
Quindi il trattamento di fine mandato è uno strumento che serve alla società per dedurre dei costi che di fatto non ha ancora sostenuto.
Questo non vuol dire un regalo, perché la contropartita di questa deduzione per competenza sta nel fatto che quando l'amministratore smetterà di lavorare, vedrà tassate in capo a se' le somme che percepisce come trattamento di fine mandato. Quindi si tratta di un rinvio di tassazione: per anni la società deduce, alla fine l'amministratore tassa su di se'.
E' comunque uno strumento interessante che la società può utilizzare per dedurre spese non immediatamente sostenute. Occorre però fare un paio di riflessioni importanti.
La prima è: a quanto può ammontare il trattamento di fine mandato?
Sappiamo che il trattamento di fine rapporto, a norma del Codice Civile, dev'essere pari a circa una mensilità. Ogni anno viene accantonata una mensilità di stipendio per il trattamento di fine rapporto.
Queste stesse regole non esistono per il trattamento di fine mandato e quindi, ipoteticamente, la società e l'amministratore potrebbero accordarsi per un trattamento di fine mandato d'importo scelto autonomamente da loro.
Il problema qual è? Che ultimamente l'Agenzia delle Entrate sta facendo le pulci su questo argomento perché è preoccupata che un trattamento di fine mandato troppo alto a fronte di un compenso troppo basso nasconda in realtà una finalità elusiva, cioè nasconda l'obiettivo elusivo di dedurre oggi dei costi che però non sono effettivi perché sono sproporzionati rispetto ai compensi.
Qui ci vuole però un po' di buonsenso: è sbagliato se l'Agenzia delle Entrate pretende che venga accantonato per trattamento di fine mandato soltanto una mensilità in relazione al compenso, però non bisogna neanche esagerare nel senso opposto.
Quindi io, prudenzialmente, suggerirei di non superare mail il 20-30% del compenso annuo dell'amministratore come trattamento di fine mandato. Sopra questa cifra sembra effettivamente un trattamento di fine mandato sproporzionato rispetto al compenso che viene attribuito.
Infine, questa è una questione meramente tecnica, il trattamento di fine mandato può essere dedotto soltanto se l'atto che attribuisce l'amministratore per il trattamento di fine mandato è dotato di data certa. Quindi occorre registrare l'atto, il verbale di fine assemblea che attribuisce il trattamento di fine mandato o con uno scambio di PEC dare data certa al momento in cui il trattamento di fine mandato viene stabilito.
Anche qui a fini anti-elusivi, per evitare che un trattamento di fine mandato venga deciso ex-post, semplicemente per abbattere la tassazione quando ci si accorga che la tassazione sta diventando troppo importante.