Posso prelevare contanti oppure rischio un accertamento?
Domanda da un milione di dollari: i contanti possono ancora essere utilizzati?
Posso fare versamenti, posso fare prelevamenti contanti oppure vengo immediatamente schedato e accertato dal Fisco?
Il tema è molto rilevante, è evidente che negli ultimi anni si sta cercando di combattere l'evasione fiscale attraverso delle restrizioni nell'uso del contante. Quindi abbiamo da un lato le norme sull'uso dell'antiriciclaggio, sappiamo che il tetto per ogni operazione in contanti è 3000 euro, quindi non possiamo fare operazioni di qualunque genere in contanti sopra i 3000 euro. La norma che parla dei prelevamenti fiscali è la norma contenuta nel DPR 600 che è la legge che disciplina le regole fondamentali dell'accertamento.
Cosa dice questa norma? Essa dice che i prelevamenti di contanti devono essere giustificati.
Se tu fai un prelevamento e attenzione che parlo di prelevamento, non di versamento, è chiaro che se io verso dei contanti sul mio conto corrente, devo poter dimostrare da dove arrivano e che quel versamento non sia un ricavo e che quindi devo dichiarare, ma anche il prelevamento deve poter essere spiegato.
Se il Fisco mi chiede perché ho fatto un prelevamento devo poter essere in grado di dire per quale fine l'ho fatto, cioè per pagare chi.
Questo per quale ragione? Perché esiste questa presunzione nella norma fiscale che se viene effettuato un prelevamento, allora è ben possibile che se io svolgo un'attività di impresa, questo prelevamento possa essere utilizzato per sostenere dei costi in nero che poi avranno generato dei ricavi in nero.
Questa è una norma abbastanza contorta, molto complessa nella sua applicazione, anche la giurisprudenza se n'è accorta e anche lo stesso Legislatore, il quale ha fissato poi un tetto sui prelievi sopra i quali si cade in questa presunzione. Il tetto è 1000 euro al giorno per un massimo di cinque mila euro al mese.
Quindi se tu prelevi un massimo di 1000 euro al giorno fino a un massimo di 5000 euro al mese non sei soggetto a questa norma e questo, da un certo punto di vista è rassicurante.
C'è anche da dire che negli anni si sono susseguite sentenze che tendevano a escludere i professionista dall'applicazione di questa norma, perché la ratio di questa norma prevede che colui che preleva per sostenere costi che poi gli consentono ricavi non possa che essere un imprenditore, perché un professionista ha una struttura organizzativa limitata, non compra per poi rivendere . Quindi è difficile immaginare per un professionista una configurazione di evasione fatta in questo modo e quindi la giurisprudenza, giustamente, ha stabilito che i professionisti sono esclusi dall'applicazione di questa normativa.
Ci si potrebbe domandare: ma allora vale solo per gli imprenditori, cioè solo l'imprenditore è soggetto a questa norma o anche un cittadino qualunque, magari senza p. IVA?
Se sono esclusi i professionisti, a mio avviso, allora dovrebbero essere esclusi anche i soggetti senza la p. IVA perché non hanno alcun modo di acquisire dei costi in nero per poi vendere in nero, a meno che il Fisco non sappia dimostrare che si tratta di una vera e propria attività imprenditoriale svolta in maniera totalmente occulta al Fisco, quindi io faccio dei prelevamenti ma non ho una vera e propria attività imprenditoriale.
Il questi casi, ovviamente, ci vuole la massima attenzione ma questi direi che sono casi patologici, il soggetto più a rischio da questo punto di vista è l'imprenditore.
Quello che mi è capitato di vedere negli anni è una verifica su una azienda che magari si allarga a una verifica finanziaria sui conti correnti dell'imprenditore.
Il Fisco in quel contesto può pensare che i movimenti del conto corrente dell'imprenditore e quindi fuori dalle scritture contabili dell'impresa possano essere riferiti effettivamente a costi e quindi poi a ricavi che andavano dichiarati nell'impresa.
Spero che questo ti possa essere stato utile e ti possa aver rassicurato, di sicuro adesso sai come sono le regole.